mercoledì 29 luglio 2015

Salvini, leva obbligatoria e l'opinione de ilGiornale

In questo articolo, non voglio ammorbarvi, parlando di ciò che ha scritto Salvini: lo saprete già. Vorrei commentare tutto ciò che è scaturito da quel semplice post su Facebook, come l'articolo de il Giornale, evidentemente a favore.
Su quest'ultimo, infatti, si possono leggere frasi come "La leva militare obbligatoria fa bene al ragazzo che cresce [...] permette di vivere in una società dove molti rispettano delle regole e alcuni le dettano [...] Poi non siamo sciocchi. Privarsi dell'apporto militare di tutti gli uomini adulti è una sciocchezza. L'Italia non combatterà più, si spera, una guerra tra le mura di casa. Ma se è vero - come scriveva la Fallaci - che nessuna società riuscirà mai ad esistere senza soldati, non ha senso impugnare la bandiera arcobaleno del pacifismo, radere al suolo gli eserciti per evitare la guerra".
Sorvolando sull'utilizzo meschino del personaggio di Insciallah (utilizzato nel libro per enfatizzare le disparità di opinioni riguardo tematiche quali: guerra, pace, milizie), vorrei far notare come la leva militare obbligatoria non possa considerarsi positiva alla crescita di un ragazzo in quanto è, appunto, obbligatoria e tenta di uniformare delle persone con caratteristiche differenti.

Cosa direbbe "il Professore" -citato da il Giornale- del nonnismo tipico dell'esercito e dei periodi di leva, dei traumi fisici e psicologici, delle botte, delle umiliazioni e dell'indottrinamento?
Cosa direbbe riguardo il fanatismo per l'arma, per la difesa?
La leva obbligatoria non fa altro che introdurre dei ragazzi in crescita in un ambiente rigido e che mira a uniformare ogni individuo, a non porsi le domande, a rispettare sempre e comunque l'autorità, nel giusto e nel torto, a insegnare l'utilizzo delle armi come soluzione ad un conflitto (notare la contrapposizione del termine in crescita, quindi dinamico, con rigido).
Un ambiente che priva OGNI ragazzo della scelta, che non suggerisce o insegna, ma IMPONE.
Inoltre, qualcuno dovrebbe spiegare al giornalista de il Giornale, il significato di democrazia, dove non sono solo alcuni che dettano le regole e tutti gli altri le devono rispettare.
Nessuno vieta di arruolarsi nelle forze armate e penso anche io che, razionalmente parlando, sarebbe sciocco privarsi di un esercito (ricordo l'Articolo 11 della Costituzione Italiana: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."), ma è fortemente lesiva della libertà individuale essere costretti a farne parte o a subire un addestramento indesiderato.
Il servizio di leva non può sostituire o affiancare altri sistemi educativi, in quanto si rivolge esclusivamente all'ambito dell'esercito. Possiamo filosofare all'infinito sui significati reconditi degli insegnamenti militari, sulla disciplina e su tutte le altre cazzate. La verità è che, applicati alla vità reale, sono insegnamenti totalmente idioti. Promuovono l'obbedienza e la routine al posto dell'intelligenza, intraprendenza e creatività, costringono persone diverse alla convivenza forzata, nella quale, siamo seri, è la forza fisica a dettare legge
Qualcuno potrebbe ricordarlo con nostalgia e come un'esperienza positiva, altri invece avrebbero preferito non averla mai vissuta ed è di questi che un Paese dovrebbe occuparsi.
A mio avviso, la crescita personale avviene attraverso innumerevoli processi, alcuni casuali, alcuni donati da istruzione, famiglia ed esperienze personali, ma ciò che permette maggiormente l'evoluzione dell'individuo è l'assunzione delle responsabilità attraverso il libero arbitrio.

JP

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